“AmberArt. Un viaggio tra scienza e bellezza” è la prossima mostra del Museo Archeologico del Finale che si inaugurerà sabato 17 giugno alle ore 16.30 e che accompagnerà i visitatori nell’esplorazione visuale delle inclusioni racchiuse all’interno di innumerevoli campioni di ambra provenienti da tutti i continenti.
Insetti, foglie, fiori, piccoli vertebrati… animali e piante splendidamente fotografati dal geologo finalese Enrico Bonino, e che silenziosamente racconteranno di un mondo lontano, ipnotico e brulicante di vita, risalente a oltre 50milioni di anni fa.
Congelate nel tempo e catturate per sempre sono le inclusioni animali e vegetali che la macrofotografia estrema permette di documentarne l’esistenza all’interno di queste antichissime resine prodotte da diverse piante arboree, tra cui alcune conifere.
Le immagini che ne derivano rivelano l’intricata bellezza della natura, offrendo agli spettatori un incontro ravvicinato con la biodiversità del passato. Il delicato battito d’ali, il morso di una preda, un’intricata ragnatela e molte altre meraviglie della natura, fossilizzate per l’eternità. Nella penisola italiana già agli inizi del II millennio a.C., nell’età del Bronzo, l’ambra grezza era importata dalle coste del Mar Baltico attraverso il passo del Brennero e solo successivamente, agli inizi del I millennio a.C., furono inaugurate nuove vie di penetrazione che raggiungevano l’Italia nord occidentale e a est l’alto Adriatico attraverso le Alpi Giulie e lungo il tracciato dell’Isonzo. L’ambra raggiunse anche la Liguria ed è ben nota la collana etrusca del V secolo a.C. rinvenuta nella Necropoli di Genova. Ben presto la preziosa resina fossile divenne presso i patrizi romani e i nuovi ricchi uno degli strumenti per ostentare le proprie possibilità economiche. Oltre ai monili e alle statuette si producevano dadi, cofanetti, specchi, recipienti, rivestimenti per mobili e amuleti variamente conformati ai quali si attribuiva un valore magico e scaramantico.
Alla fine del I secolo d.C. il poeta latino Marziale scriveva: “Un’ape è nascosta e risplende stretta in una goccia d’ambra: sembra che sia chiusa dentro il suo nettare. Ha ottenuto il premio degno di tante fatiche: possiamo credere che lei stessa ha voluto morire così”.
In occasione dell’inaugurazione della mostra interverranno il Dott. Enrico Bonino, autore degli splendidi scatti raccolti nel suo atlante fotografico di 300 pagine, che illustrerà le origini di questo materiale e le tecniche utilizzate per effettuare le macrofotografie, e la Dott.sa Piera Melli, archeologa e già funzionaria del MiBACT, che racconterà dei commerci nel Nord Italia e dell’uso di questa preziosa resina nell’Antichità.
La mostra sarà visitabile secondo gli orari di apertura del Museo (da martedì a domenica: 10-13 e 16-19).