La Stagione di Prosa 2021/2022 del Teatro Chiabrera

VON 02/12/2023 BIS 07/01/2024

Presentata la Stagione di Prosa del Teatro Chiabrera 2021-2022. La rassegna si compone di otto titoli con il consueto interscambio tra teatro, cinema e televisione e la “circolarità” di molti degli interpreti tra i tre mondi.

Si apre con “Arsenico e vecchi merletti”, testo del 1939 dell’americano Joseph Kesselring universalmente noto soprattutto per il film del 1944 diretto da Frank Capra con Cary Grant. La regia di Geppy Gleijeses, liberamente ispirata a quella teatrale del grande Mario Monicelli, si avvale di due “monumenti” della scena italiana, Giulia Lazzarini e Anna Maria Guarnieri che, dopo le lunghe ed impegnative collaborazioni con Strehler e Ronconi, si concedono, nelle vesti delle amabili zitelle Abby e Martha, un’ammiratissima “vacanza” nel segno del divertimento intelligente. Lo stesso che proporranno Ale & Franz, con la collaborazione di Alberto Ferrari, firmando un nuovo spettacolo dal titolo beneaugurante di “Liricominciamo”. Laura Morante, un’icona del cinema italiano, si è impegnata, oltre che come interprete, a scrivere un testo che interseca vita e scena: la vita di Sarah Bernhardt, la più grande attrice francese dell’Ottocento e tra le più grandi di sempre e la sua “creazione” sulla scena del personaggio di Tosca, scritta da Victorien Sardou e resa assai più nota dall’opera di Puccini. Claudio Bisio, con la regia del fidato Giorgio Gallione e le musiche di Paolo Silvestri, attinge dai testi di Francesco Piccolo per raccontare, un po’ romanzo di formazione, un po’ biografia divertita e pensosa, una sequenza di situazioni tra pubblico e privato che, a partire dalla propria, si specchia nella vita di tutti.

L’adattamento teatrale di “Orgoglio e pregiudizio”, capolavoro di Jane Austen, operato da Antonio Piccolo, ha contribuito a realizzare uno degli allestimenti più lodati dell’ultima stagione “rego- lare”. La regia e l’interpretazione di Arturo Cirillo, nelle vesti del Signor Bennet, a capo di un ottetto affiatatissimo, ne fanno uno spettacolo irriverente ed ironico dal ritmo incalzante senza però oscurare quell’indagine sui sentimenti che connota il romanzo. “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon è stato, fin dal suo apparire nel 2003, un best seller mondiale e nel 2013 è stato oggetto di una fortunata riscrittura teatrale da parte di Simon Stephens.

Nel 2018 il Teatro dell’Elfo, con la regia di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni ne ha realizzata un’edizione apprezzatissima anche dal pubblico più giovane grazie alla presenza di uno straordinario Daniele Fedeli.

L’indagine di Christopher, quindicenne con la Sindrome di Asperger, partendo dalla morte del cane Wellington arriverà a chiarire un mistero molto più importante che gli consentirà, grazie ai suoi amati numeri, un accomodamento con la realtà prossima ventura. Per il suo ritorno a teatro, Sergio Castellitto si affida alla penna di una scrittrice di vaglia (e sua moglie), Margaret Mazzantini con “Zorro”. Un vagabondo che ripercorrendo la sua storia e le scelte che lo hanno portato a vivere sulla strada, riflette sul significato della vita, osservando quella delle persone “normali”, in una sorta di “minima filosofia” che cerca, tra il tragicomico e l’e- mozionante, di restituire la complessità dell’esistenza. Ulteriore tappa della sua ricerca nel mondo pirandelliano, da “Tutto per bene” ai “Sei Personaggi”, dai “Giganti” a “L’uomo dal fiore in bocca” (ospitato nel 2017), Gabriele Lavia si confronta ora con “Il berretto a sonagli”, in un’edizione comica e crudele e per la quale verrà recuperata anche la versione siciliana, a comporre uno specchio di una comunità che fonda, (ancora?), la sua convivenza sulla corda “civile”, sulla menzogna.

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